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Tag: gentrificazione

Come i brand del lusso si prendono le città

29 settembre 2022 Emergenza Cultura

Sarah Gainsforth

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«A preoccupare associazioni, movimenti e tutte le forze di minoranza in Consiglio comunale sono non solo l’espulsione di residenti a beneficio di una struttura ricettiva, ma anche l’uso di fatto privato che il senso complessivo dell’operazione tradirebbe, nonostante la disciplina normativa sul federalismo demaniale culturale – richiamata dalla stessa Giunta comunale veneziana – richieda la funzione pubblica dei beni di interesse culturale ceduti a scopo di “valorizzazione”. Mantenendo, inoltre, una funzione culturale.
«Si tratta di un’inchiesta che, in tempi di “valorizzazioni” di beni pubblici e di “smart city”, indaga su quello che la cultura dominante potrebbe considerare un “crimine” urbanistico e politico imperdonabile: il recupero dell’antica cittadina di Saint-Macaire, sul fiume Garonna, ribellatasi alla conquista – diciamolo pure, predatoria – da parte dell’industria turistica»
«Il museo che vorremmo, quindi, in virtù di un ruolo pienamente e apertamente politico, dovrà, soprattutto, essere in grado di rinegoziare sistematicamente i propri obiettivi: non vanno “rinnovati” solo allestimenti o collezioni, quindi, ma piuttosto valori e significati e, in una parola, la propria funzione.
«Gruppi di cittadini e consiglieri di opposizione si sono mobilitati contro l’entrata in vigore del provvedimento le cui palesi violazioni alle libertà personali hanno indotto il Garante della privacy ad aprire un’istruttoria, ma la giunta comunale non sembra affatto preoccupata. Da tempo, del resto, il problema della compatibilità di una vita normale con lo sfruttamento turistico di Venezia è stato risolto con l’eliminazione degli abitanti».
«Oggi però il confine tra la tutela e la creazione di valore economico dal suo sfruttamento, è sempre più sfocato. È in questa zona grigia che operazioni di privatizzazione di beni pubblici sono presentate come iniziative di mecenatismo e di restituzione ai cittadini»
«Se Airbnb (tra gli altri) pagasse tutte le tasse dovute, lo Stato italiano potrebbe mettere in campo misure che consentirebbero ai proprietari delle dimore storiche di non trasformarsi necessariamente in albergatori. L’alternativa è quel che vediamo: trasformarci in un popolo di camerieri e osti che vive in periferie moderne e la mattina va a servizio nei centri storici ormai trasformati in luna park per i ricchi di tutto il mondo. L’esito finale, il gradino successivo, è l’Italia comprata dai fondi sovrani, dagli oligarchi russi, dai signori del Rinascimento saudita, dai ricchi sfondati dell’estremo oriente: un fenomeno già assai avanzato».
📌 Il numero di Left di ottobre ospita un riflessione di Maria Pia Guermandi sul ruolo del museo nella società contemporanea partendo dalla nuova definizione approvata da ICOM
«Insomma grande è la confusione sotto la bilancia della legge e delle sue interpretazioni. In questa babele viene alimentato il fuoco incrociato sulle soprintendenze che, depotenziate e in carenza di organico, con tutti i loro limiti e difetti rappresentano oggi l’unico punto di riferimento al quale ricorrere in difesa dei valori storici, culturali, paesaggistici e naturali dei territori, per arginare una generale aggressione all’ambiente che vede in queste istituzioni solo una fastidiosa entità burocratica che limita lo sviluppo»
«Franceschini in questi anni avrebbe potuto imporre un “salario minimo” ministeriale di fatto, indicando a tutti gli istituti di appaltare a condizioni dignitose. Ma non è mai accaduto e ognuno fa a gusto proprio, appaltando al ribasso o per i motivi più vari. Il ministero della Cultura peraltro a oggi non è in possesso dei dati né riguardanti il numero di lavoratori che operano in appalti diretti degli istituti ministeriali, né di quanto guadagnino»

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