Ministero della Cultura, l’infornata dei 28 dirigenti a chiamata diretta di Franceschini

Leonardo Bison

Da domani [15 novembre 2021] entreranno in carica 28 nuovi dirigenti al Ministero della Cultura, dalle soprintendenze agli archivi. Tutti gli istituti avranno un loro dirigente esclusivo. Ma c’è una particolarità: tutti e 28 i nuovi nominati non hanno superato un concorso pubblico per dirigenti. Per questo già da giorni se ne parla nelle chat interne dei dipendenti ministeriali. Accade grazie a una deroga concessa alle amministrazioni con il decreto legge 80 del 9 giugno 2021, per facilitare il reclutamento di dirigenti nell’ambito dell’attuazione del Pnrr.

Dal 2014 in poi concorsi per dirigenti in quel ministero non se ne sono visti (anche le nomine dei direttori dei Musei autonomi sono nomine fiduciarie del ministro) e così, man mano che passano gli anni, il personale con titolo da dirigente – che fino a 15 anni fa veniva assegnato con concorsi annuali, con prove scritte e orali e una commissione interna – scarseggia. Il trend è netto: prima dell’arrivo di Franceschini, al Ministero dei Beni Culturali il tetto massimo ai dirigenti senza abilitazione consentiti era del 6%, innalzato dal ministro PD al 15%. Con questa nuova infornata arriva al 30%. Un sistema di reclutamento dirigenziale che segna anche un nuovo modo di concepire il ministero stesso, meno tecnico e più politico-fiduciario: questo bando prevedeva il semplice invio di un curriculum vitae, valutato poi dal direttore generale di settore.

Per questo, secondo diversi funzionari sentiti dal Fatto – che in ottemperanza ai regolamenti non possono dichiarare alla stampa –, quest’ultima procedura segna un nuovo cambio di passo. Per Luigi Malnati, già direttore generale e soprintendente, il rischio di politicizzazione delle cariche è dato “non solo a causa dell’assenza di concorsi, quali quelli a cui la mia generazione era abituata, che evitavano conflitti e dissidi” ma anche perché “la creazione delle Soprintendenze uniche ha creato una voce sola sul territorio, che tratta dalle pitture paleolitiche alle facciate dei palazzi novecenteschi: che una persona con un potere così ampio possa essere selezionata senza concorso, crea un chiaro problema di terzietà delle scelte”. Dal ministero sottolineano che è stata applicata la legge, e che a breve partirà un corso-concorso, organizzato dalla Fondazione Scuola per i Beni e le Attività culturali (procedura autorizzata nell’agosto 2020), che porterà al ministero 50 nuovi dirigenti tecnici.


Articolo pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” il 14 novembre 2021. Fotografia da Wikimedia Commons.

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